Cassazione penale Sez. I sentenza n. 44 del 2 gennaio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:44PEN

Massima

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Il giudice della esecuzione, nel valutare la richiesta di revoca della condanna ai sensi dell'art. 673 c.p.p., deve accertare se il fatto per cui il condannato è stato giudicato non costituisce più reato secondo la lex posterior, ovvero se, pur a seguito della successione di leggi penali nel tempo, permanga la illiceità penale della condotta ai sensi della nuova normativa. Qualora il giudice accerti che la condotta conserva carattere di illecito penale, non può revocare la condanna, essendo preclusa dal giudicato la possibilità di far valere eventuali cause di estinzione del reato, le quali, in ogni caso, non comportano la revoca della sentenza di condanna. Il giudice della esecuzione, pertanto, nel valutare la richiesta di revoca della condanna, deve limitarsi a verificare la permanenza o meno dell'illiceità penale del fatto, senza poter riesaminare questioni già definite con sentenza passata in giudicato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FAZZIOLI Edoardo - Presidente

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. S - Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

Dott. PIRACCINI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) PI. AL. , N. IL (OMESSO);

avverso ORDINANZA del 15/01/2008 CORTE APPELLO di MILANO;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. VECCHIO MASSIMO;

Letta la requisitoria del Pubblico Ministero, Dott. CEDRANGOLO Oscar, Sostituto Procuratore Generale della Repubblica presso questa Corte suprema, il quale ha concluso per la inammissibilita' del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del proced…

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