Cassazione penale Sez. II sentenza n. 11880 del 18 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:11880PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando l'agente, privo di alcuna situazione giuridica azionabile, intende conseguire un vantaggio mediante la minaccia di un ingiusto danno, a prescindere dalla pretesa di far valere un diritto di un terzo. Pertanto, il reato di estorsione è ravvisabile anche quando l'agente, pur ritenendo di agire per realizzare un legittimo diritto altrui, pone in essere una condotta connotata da una tale forza intimidatoria e pervicacia incompatibile con il ragionevole intento di far valere un diritto. La mera affermazione dell'esistenza di una garanzia prestata da un soggetto terzo in relazione al pagamento di un debito non è sufficiente a escludere la configurabilità del reato di estorsione, ove tale circostanza non trovi riscontro in altri elementi probatori. Inoltre, la condotta dell'agente, caratterizzata da minacce e pressioni reiterate sulla vittima, è incompatibile con l'esercizio di un legittimo diritto, integrando gli estremi del reato di estorsione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CARMENINI Secondo Libe - Presidente

Dott. NUZZO Laurenza - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. MACCHIA Alberto - Consigliere

Dott. POLICHETTI Renato - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) PR. RO. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 07/07/2003 CORTE APPELLO di ROMA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. POLICHETTI RENATO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Meloni Vittorio che ha concluso per il rigetto del ricorso.

OSSERVA

Pr. Ro. per il tramite del suo legale proponeva ricorso…

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