Il diniego del titolo abilitativo alla guida, disposto dall'Amministrazione in ragione della condanna penale riportata dal richiedente per reati in materia di stupefacenti, costituisce atto vincolato e non espressione di discrezionalità amministrativa, sicché la relativa controversia rientra nella giurisdizione del giudice ordinario e non di quello amministrativo. L'art. 120, comma 1, del Codice della strada, nel prevedere l'automatica preclusione al rilascio della patente di guida a seguito di determinate condanne penali, tra cui quella per il delitto di cui all'art. 73 del D.P.R. n. 309/1990, è stato ritenuto legittimo dalla Corte costituzionale, la quale ha escluso che tale disposizione comporti una irragionevole compressione del diritto di circolazione, atteso che il legislatore ha inteso tutelare primari interessi pubblici, quali la sicurezza stradale e la prevenzione di comportamenti illeciti. Pertanto, l'Amministrazione, nel negare il rilascio del titolo abilitativo alla guida sulla base della condanna penale riportata dal richiedente, non è tenuta a compiere alcuna valutazione discrezionale delle circostanze concrete del caso, essendo il diniego conseguenza automatica e vincolata della situazione ostativa prevista dalla legge.