Cassazione penale Sez. II sentenza n. 1933 del 16 gennaio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:1933PEN

Massima

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Il tentativo di reato si considera desistito quando l'azione criminosa si interrompe per cause indipendenti dalla volontà degli agenti, senza che il reato si sia effettivamente realizzato. Affinché possa configurarsi la desistenza volontaria, è necessario che l'agente, di sua spontanea volontà, abbandoni il proposito criminoso prima che il reato si sia consumato, senza che tale abbandono sia determinato da circostanze esterne indipendenti dalla sua volontà. La mera interruzione dell'azione criminosa, senza che l'agente abbia spontaneamente e volontariamente rinunciato al suo proposito, non integra la fattispecie della desistenza volontaria, ma al più quella del tentativo. Pertanto, la desistenza volontaria dal reato, che esclude la punibilità, ricorre solo quando l'agente, di sua spontanea volontà, abbandona il proposito criminoso prima della consumazione del reato, senza che tale abbandono sia determinato da circostanze esterne indipendenti dalla sua volontà.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DAVIGO Piercamill - Presidente

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. COSCIONI G. - rel. Consigliere

Dott. SGADARI Giuseppe - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 529/2016 in data 02/08/2016 del Tribunale di LECCE in funzione di giudice del riesame,
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Giuseppe COSCIONI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. PINELLI ((omissis)), che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ri…

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