Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13363 del 21 marzo 2014

ECLI:IT:CASS:2014:13363PEN

Massima

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Il falso in dichiarazioni rese a pubblici ufficiali, di cui all'art. 495 c.p., richiede la consapevolezza da parte dell'agente che le dichiarazioni mendaci siano destinate ad essere inserite in un atto pubblico, non essendo sufficiente la mera falsità della dichiarazione resa verbalmente. Tuttavia, tale elemento soggettivo non può essere dedotto in modo generico, ma deve essere specificamente motivato con riferimento alle circostanze concrete in cui la dichiarazione è stata resa. Inoltre, la genericità dei motivi di impugnazione, che non illustrano adeguatamente le ragioni di diritto e di fatto a sostegno delle richieste, determina l'inammissibilità del gravame, ai sensi dell'art. 581 c.p.p. Infine, la concessione di circostanze attenuanti generiche e di altri benefici sanzionatori, come la sospensione condizionale della pena, è rimessa alla valutazione discrezionale del giudice di merito, che deve motivare adeguatamente le proprie determinazioni, senza che il mero dissenso dell'imputato possa costituire motivo di impugnazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nata a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza emessa dal tribunale della liberta' di Trieste il 4.4.2013;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere dott. Alfredo Guardiano;

letta la requisitoria scritta con cui il pubblico ministero, nella persona del sostituto procuratore generale dott. GERACI Vincenzo, ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

1. …

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