Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19541 del 24 maggio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:19541PEN

Massima

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Il reato di minacce di cui all'art. 612 c.p. può essere integrato anche dalla pronuncia di espressioni non direttamente intimidatorie, purché prospettino anche implicitamente un fatto ingiusto il cui verificarsi dipenda dalla volontà del soggetto agente. Pertanto, la valutazione della rilevanza penale di una condotta minacciosa non può prescindere dalla considerazione del contesto in cui essa si inserisce, essendo necessario tenere conto di tutti gli elementi che ne accentuano la valenza intimidatoria, come il pregresso conflitto tra le parti. Inoltre, la formula assolutoria "il fatto non sussiste" risulta incongrua laddove sia pacifica la pronuncia delle espressioni minacciose, dovendosi piuttosto adottare la formula "il fatto non costituisce reato" qualora si ritenga che le espressioni utilizzate non abbiano avuto valenza minatoria. Infine, il giudice è tenuto a una corretta valutazione della prova testimoniale, senza incorrere in illogiche contraddizioni rispetto alle risultanze istruttorie.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - rel. Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI CAMPOBASSO nei confronti di:

1) LA. WA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 19/2006 TRIBUNALE di CAMPOBASSO, del 22/01/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 19/01/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. VITO SCALERA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Sostituto Dott. GERACI Vincenzo, che chiede…

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