Il diniego di sanatoria di opere edilizie abusive realizzate in zona sottoposta a vincolo paesaggistico è legittimo qualora l'Amministrazione accerti, sulla base di un parere tecnico motivato, che tali opere arrecano grave danno ambientale, in quanto contrastanti con i valori estetici e tradizionali del luogo, a causa dell'impiego di materiali e caratteristiche costruttive non armoniche con il contesto paesaggistico tutelato. L'Amministrazione non è tenuta a indicare prescrizioni o richieste di adeguamento, essendo sufficiente una motivazione essenziale che evidenzi l'incompatibilità dell'intervento con la tutela paesaggistica, senza dover effettuare una comparazione degli interessi in gioco. Il potere di controllo e sanzionatorio della Pubblica Amministrazione in materia urbanistico-edilizia e paesaggistica non è soggetto a prescrizione, potendo essere esercitato anche dopo un rilevante lasso di tempo dalla realizzazione dell'abuso, il quale riveste natura permanente fino al conseguimento del titolo autorizzatorio. La procedura di adeguamento prevista dall'art. 198.7 del Regolamento Edilizio comunale, che consente interventi di modifica su opere già oggetto di diniego di condono, si applica esclusivamente alle ipotesi in cui non sia stato ancora adottato alcun provvedimento di definizione della domanda di condono, e non può essere estesa a fattispecie in cui il procedimento di condono risulti già concluso con un provvedimento di diniego.