Il contratto di concessione di servizi pubblici, ai sensi degli artt. 164 e ss. del D.Lgs. n. 50/2016, presuppone il trasferimento al concessionario del rischio operativo legato alla gestione dei servizi, che deve comprendere il rischio sul lato della domanda o dell'offerta, o entrambi. Pertanto, affinché un contratto possa qualificarsi come concessione, è necessario che il corrispettivo del concessionario non sia determinato esclusivamente in base a inadempimenti contrattuali ordinari, ma sia legato all'effettiva disponibilità del bene e alla capacità di erogare le prestazioni contrattuali pattuite, sia per volume che per standard di qualità previsti. Il mero trasferimento al concessionario del rischio di costruzione e di disponibilità, senza che ciò incida significativamente sull'equilibrio economico-finanziario della concessione, non è sufficiente a qualificare il contratto come concessione, dovendosi invece ricondurre lo stesso alla fattispecie dell'appalto di servizi. Pertanto, la previsione di un corrispettivo fisso, non legato alla disponibilità effettiva del bene e alla capacità di erogare i servizi, nonché la previsione di penali per il ritardo nell'esecuzione delle prestazioni contrattuali entro limiti predeterminati, non consentono di qualificare il contratto come concessione, con la conseguente illegittimità della richiesta di un piano economico-finanziario asseverato ai sensi dell'art. 183, comma 9, del D.Lgs. n. 50/2016.