Il provvedimento amministrativo di rimozione di rifiuti deve essere preceduto dal necessario contraddittorio con il destinatario, al fine di consentire all'autorità procedente di acquisire utili elementi di valutazione, in applicazione della disciplina generale di cui all'art. 7 della L. n. 241/1990 e della specifica previsione contenuta nell'art. 192, comma 3, del codice dell'ambiente. Inoltre, il provvedimento non può presentare una illegittima commistione di poteri, facendo richiamo a presupposti diversi da quelli richiesti dalla normativa di settore, come l'art. 50 T.U.E.L. Pertanto, il mancato rispetto di tali principi determina l'illegittimità del provvedimento di rimozione dei rifiuti, il quale deve essere annullato, fermo restando che, in caso di sopravvenuta carenza di interesse, il ricorso deve essere dichiarato improcedibile, con condanna dell'amministrazione resistente al pagamento delle spese di giudizio in applicazione del principio della soccombenza virtuale, qualora il gravame si palesi fondato.