Il falso in atto pubblico commesso dal proprietario-committente, dal tecnico progettista e dal tecnico comunale, attraverso la predisposizione e presentazione di una relazione paesaggistica contenente false attestazioni di compatibilità ambientale e conformità urbanistica di un intervento edilizio, al fine di ottenere l'autorizzazione paesaggistica e il conseguente permesso di costruire, integra il reato di cui all'art. 480 c.p. Tuttavia, tale reato si estingue per intervenuta prescrizione, in quanto il termine di prescrizione di 7 anni e 6 mesi è già decorso dalla data di commissione del fatto. Pertanto, pur essendo provata la responsabilità penale degli imputati, il giudice è tenuto a dichiarare l'estinzione del reato per prescrizione, senza poter entrare nel merito della valutazione degli elementi oggettivi e soggettivi del reato, in presenza di un contrasto giurisprudenziale sulla perdurante vigenza della normativa regionale che avrebbe consentito l'accorpamento dei fondi ai fini edificatori, elemento centrale per la configurabilità del falso contestato.