Cassazione penale Sez. I sentenza n. 9393 del 27 febbraio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:9393PEN

Massima

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Il rapporto gerarchico e disciplinare militare può attrarre nell'ambito della sua rilevanza anche condotte poste in essere dal militare al di fuori del servizio, qualora egli stesso abbia volontariamente richiamato tale qualità nel suo rapporto con i soggetti offesi, ancorché le ragioni originarie del fatto fossero del tutto estranee all'attività di servizio. In tali casi, non trova applicazione la causa di esclusione del reato prevista dall'art. 199 c.p.m.p., che presuppone che il fatto criminoso si ponga al di fuori del servizio militare svolto dal soggetto agente e sia collegato in modo del tutto estrinseco all'area di rilevanza degli interessi connessi alla tutela del servizio e della disciplina. Pertanto, il militare che, pur in abiti civili e al di fuori dei luoghi di servizio, si qualifichi come tale nei confronti di altri militari e tenga nei loro confronti condotte offensive, risponde dei reati militari di minaccia e ingiuria, non potendo invocare l'applicazione della causa di esclusione di cui all'art. 199 c.p.m.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GIORDANO Umberto - Presidente

Dott. MAZZEI Antonella P. - Consigliere

Dott. CAPRIOGLIO Piera Maria S - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1/2012 CORTE MILITARE APPELLO di ROMA, del 15/11/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 30/01/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIUSEPPE SANTALUCIA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Flamini che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Udito il difensore Avv. (OMISSIS).

RITENUTO IN FATTO

La Corte militare di appe…

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