Il diritto di proprietà sugli immobili acquistati in buona fede dai ricorrenti, pur derivando da una convenzione urbanistica ritenuta valida ed efficace dai privati, non rientra nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, in quanto la tutela di tale diritto soggettivo non costituisce l'oggetto immediato della controversia, essendo invece in discussione la titolarità del diritto di proprietà sulle aree oggetto della convenzione, che il comune afferma di aver espropriato in precedenza. Pertanto, i ricorrenti, al fine di far dichiarare l'inesistenza del diritto che il comune sostiene di avere sull'area sulla quale sorgono i loro immobili, devono agire con l'azione negatoria regolata dall'articolo 949 c.c. innanzi all'autorità giudiziaria ordinaria, la quale potrà compiere gli accertamenti occorrenti e verificare in via incidentale la validità della convenzione urbanistica del 1998. Solo nel caso in cui ad agire fosse una delle parti private della convenzione, la controversia rientrerebbe nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo in materia di urbanistica e di accordi sostitutivi di procedimento, in quanto oggetto del giudizio sarebbe direttamente una situazione soggettiva nascente dalla convenzione.