Il giudice penale investito del giudizio relativo a reati di bancarotta non può sindacare la sentenza dichiarativa di fallimento, quanto al presupposto oggettivo dello stato di insolvenza e ai presupposti soggettivi inerenti alle condizioni previste per la fallibilità dell'imprenditore. Pertanto, le modifiche apportate alla Legge Fallimentare dal Decreto Legislativo n. 5 del 2006 e dal Decreto Legislativo n. 169 del 2007 non esercitano influenza, ai sensi dell'articolo 2 del codice penale, sui procedimenti penali in corso aventi ad oggetto reati di bancarotta. La declaratoria di fallimento costituisce elemento costitutivo del reato di bancarotta e non mera condizione obiettiva di punibilità, per cui, una volta che la sentenza dichiarativa di fallimento abbia acquisito il carattere dell'irrevocabilità, non possono più sorgere questioni collegate alla produzione formale della prova della sua giuridica esistenza. Ciò vale anche per l'identificazione del soggetto assoggettabile al fallimento e per la nozione di "piccolo imprenditore", in virtù del disposto di cui all'articolo 150 del Decreto Legislativo n. 5 del 2006, che prevede l'applicabilità della legge fallimentare previgente anche per tali aspetti.