Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 39111 del 24 settembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:39111PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria posizione e dei poteri connessi alle sue funzioni, costringe un privato a rimettere una denuncia-querela nei suoi confronti, minacciandolo di conseguenze negative per la sua attività imprenditoriale, integra il reato di concussione. Parimenti, il pubblico ufficiale che, in cambio di ingenti somme di denaro, esercita una condiscendente benevolenza nei controlli amministrativi sull'attività di un'impresa concorrente rispetto a quella sottoposta a maggior rigore, realizza il reato di corruzione. Tali condotte, caratterizzate dall'abuso della qualità pubblica e dal perseguimento di interessi privati, giustificano l'applicazione di misure cautelari, anche in assenza di riscontri bancari diretti, ove siano presenti gravi indizi di colpevolezza desumibili da elementi oggettivi, come le dichiarazioni della persona offesa, le conversazioni intercettate e il diverso trattamento riservato alle imprese concorrenti nell'ambito dell'attività di controllo amministrativo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. CONTI Giovan - rel. Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del 02/01/2014 del Tribunale di Catanzaro;

visti gli atti, la ordinanza denunziata e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ((omissis));

udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale D'AMBROSIO Vito che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito per il ricorrente il difensore avv. (OMISSIS), che ha concluso per l'accoglimento del ricorso.

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