Il provvedimento di revoca di una procedura di gara per l'affidamento di un appalto pubblico determina la sopravvenuta carenza di interesse alla decisione del ricorso proposto avverso gli atti della medesima procedura, non potendo la sentenza conferire alcuna concreta utilità alla parte ricorrente. In tali casi, il giudice amministrativo dichiara l'improcedibilità del ricorso ex art. 35, comma 1, lett. c), c.p.a., compensando le spese di lite tra le parti costituite, stante il tenore della pronuncia e la tempestività dell'intervento della stazione appaltante. Il principio di diritto affermato mira a garantire l'efficienza e la celerità del processo amministrativo, evitando pronunce meramente dichiarative prive di effetti pratici, in linea con il carattere strumentale della tutela giurisdizionale rispetto all'interesse sostanziale fatto valere. Tale orientamento giurisprudenziale si fonda sull'esigenza di concentrare l'attività giurisdizionale sulle questioni effettivamente rilevanti e di evitare un dispendio di risorse processuali, in un'ottica di economia e ragionevole durata del processo, nel rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa sanciti dall'art. 97 Cost. La declaratoria di improcedibilità per sopravvenuta carenza di interesse, inoltre, non pregiudica la possibilità per il ricorrente di proporre un nuovo ricorso avverso gli eventuali successivi atti della medesima procedura di gara, qualora ne abbia ancora interesse.