Il diritto di recesso del socio da una società di persone contratta a tempo determinato può essere esercitato per giusta causa, qualora sussistano circostanze oggettive che rendano intollerabile la prosecuzione del rapporto sociale, come la marginalizzazione del socio dalla gestione e dalla ripartizione degli utili. Tuttavia, il recesso ad nutum, senza addurre una specifica giusta causa, non è sempre ammissibile, in quanto il socio è tenuto a rispettare il termine di durata della società, salvo che tale termine non risulti manifestamente eccessivo rispetto all'aspettativa di vita dei soci fondatori. L'arbitro investito di una controversia relativa al recesso del socio, anche se autorizzato a decidere secondo equità, può applicare le norme di diritto, senza che ciò comporti una trasformazione dell'arbitrato di equità in arbitrato di diritto, purché ritenga che la soluzione di diritto coincida con quella equitativa. In tal caso, l'impugnazione del lodo per violazione di norme di diritto è inammissibile, salvo che l'arbitro si sia precluso a priori l'esercizio dei poteri equitativi o abbia rilevato una palese difformità tra la decisione di diritto e quella che sarebbe stata adottata secondo equità.