Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: La pronuncia di inammissibilità dell'appello ai sensi degli artt. 348-bis e 348-ter c.p.c. determina la definitività della sentenza di primo grado, la quale diviene pertanto oggetto del successivo giudizio di legittimità, con la conseguenza che il ricorso per cassazione può essere proposto solo per i motivi di cui all'art. 360, comma 1, nn. 1), 2), 3) e 4) c.p.c. Tuttavia, l'inammissibilità dell'appello non comporta la formazione di un giudicato interno sulle questioni già prospettate in appello, le quali possono quindi essere ancora dedotte nel ricorso per cassazione, purché siano state adeguatamente rappresentate al giudice dell'impugnazione. Inoltre, il ricorso per cassazione avverso la sentenza di primo grado reso ai sensi dell'art. 348-ter c.p.c. deve contenere l'integrale motivazione dell'ordinanza di inammissibilità dell'appello e la trascrizione dei motivi di gravame, al fine di dimostrare che sulle questioni devolute al giudice di legittimità non si sia formato alcun giudicato interno. Infine, la rinuncia al ricorso per cassazione, pur essendo ammissibile anche dopo la fissazione della camera di consiglio, non comporta l'applicazione del contributo unificato per i gradi o i giudizi di impugnazione, atteso il carattere eccezionale di tale previsione normativa.