Cassazione penale Sez. I sentenza n. 22743 del 9 giugno 2021

ECLI:IT:CASS:2021:22743PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La continuità criminosa tra reati commessi in tempi diversi nell'ambito di un'associazione mafiosa non può essere affermata in modo automatico sulla base della mera appartenenza all'organizzazione e della funzionalità dei singoli reati al rafforzamento del sodalizio. È necessario, invece, accertare la sussistenza di un nesso psicologico e finalistico tra i diversi episodi delittuosi, valutando in particolare la distanza temporale tra i fatti, il ruolo rivestito dall'imputato nell'associazione e le contingenze concrete in cui sono maturati i singoli reati. Ove tali elementi non consentano di ricondurre i diversi reati a un medesimo disegno criminoso, deve escludersi l'applicazione dell'istituto della continuazione, anche in presenza di una comprovata appartenenza dell'imputato all'associazione mafiosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IASILLO Adriano - Presidente

Dott. FIORDALISI Domenico - Consigliere

Dott. CASA Filippo - rel. Consigliere

Dott. LIUNI Teresa - Consigliere

Dott. CAPPUCCIO Daniele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 18/12/2019 del TRIBUNALE di NAPOLI;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. FILIPPO CASA;
lette le conclusioni del PG Dott. ANGELILLIS Ciro, che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'ordinanza in epigrafe, il Tribunale di Napoli in composizione collegiale, in funzione di giudice dell'esecuzione, dichiarava inammissibile, in quanto mera riproposizione di precedente richiesta rigettat…

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