La clausola di prelazione in favore del proponente, introdotta nella procedura di evidenza pubblica per la concessione d'uso di beni pubblici, integra un indebito vantaggio competitivo per il prelazionario, in contrasto con i principi di concorrenza, di libera circolazione dei servizi, di parità di trattamento degli operatori economici, di imparzialità e di trasparenza, sanciti dall'articolo 12 della direttiva 2006/123/CE, in assenza di motivi imperativi di interesse generale conformi al diritto euro-unitario. Il meccanismo di prelazione non risulta giustificato dalla necessità di tutelare la salvaguardia del patrimonio culturale o l'affidamento del proponente alla conservazione dell'uso del bene pubblico, in quanto non idoneo a preservare le attività commerciali qualificanti per il tessuto urbano né a compensare investimenti significativi effettuati dal proponente per la predisposizione della proposta progettuale. Pertanto, la clausola di prelazione deve essere ritenuta illegittima e la concessione d'uso del bene pubblico deve essere aggiudicata al miglior offerente, in applicazione dei principi di evidenza pubblica.