Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 34125 del 15 settembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:34125PEN

Massima

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Il ricorso avverso l'ordinanza di conferma della misura cautelare della custodia in carcere è infondato in relazione alla valutazione dell'attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa e della compagna dell'indagato, nonché del complessivo materiale indiziario, che offre chiara indicazione dell'uso di reiterate e gravi minacce da parte dell'indagato al fine di ottenere il pagamento di somme di denaro reclamate a titolo di prestiti usurari. Tuttavia, l'ordinanza impugnata deve essere annullata limitatamente alla ritenuta sussistenza dell'aggravante del metodo mafioso, in quanto il mero riferimento, nell'ambito delle condotte minatorie, alla destinazione del denaro reclamato per far fronte alle spese legali di familiari detenuti per fatti di tipo mafioso, nonché la mera vicinanza del coindagato all'omonima cosca mafiosa, non sono di per sé indici sufficienti a integrare tale aggravante, essendo necessario che il collegamento all'ambiente mafioso sia stato esplicitamente utilizzato dall'indagato a rafforzamento delle minacce rivolte alla vittima.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. CONTI Giovan - rel. Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ca. Gi. , nato a (OMESSO);

avverso la ordinanza del 30/11/2010 del Tribunale di Catanzaro;

visti gli atti, la ordinanza denunziata e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));

udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso per I rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con la ordinanza in epigrafe, il Tribun…

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