Il giudice di legittimità, nell'esaminare i ricorsi proposti avverso la sentenza di condanna, afferma che il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione della prova, anche in relazione all'interpretazione del linguaggio criptico o cifrato utilizzato dagli imputati nelle conversazioni intercettate. Tale valutazione, se congruamente motivata sulla base dei criteri di logica e delle massime di esperienza, è insindacabile in sede di legittimità. Inoltre, in tema di reati in materia di stupefacenti, il giudice non ha l'obbligo di procedere a perizia o accertamento tecnico per stabilire la qualità e quantità del principio attivo della sostanza, potendo attingere tale conoscenza da altre fonti di prova acquisite agli atti. Infine, il giudice di merito può legittimamente ritenere provata l'identità dell'imputato sulla base di una pluralità di elementi indiziari, quali i risultati delle attività di pedinamento, localizzazione satellitare e intercettazione ambientale, senza che ciò integri un travisamento del dato probatorio.