Il silenzio-inadempimento dell'amministrazione sull'istanza di parere paesaggistico presentata dal privato, decorsi i termini di legge per la conclusione del procedimento, legittima il ricorrente a chiedere l'accertamento dell'obbligo dell'amministrazione di provvedere, con conseguente condanna dell'amministrazione a pronunciarsi sull'istanza entro un termine perentorio, nonché alla rifusione delle spese di giudizio. Il principio di diritto affermato dalla sentenza è che l'inerzia dell'amministrazione nell'adottare il provvedimento richiesto, in violazione dei termini di conclusione del procedimento previsti dalla legge, determina l'insorgere in capo al privato del diritto di ottenere una pronuncia giurisdizionale che accerti l'obbligo dell'amministrazione di provvedere, con conseguente condanna di quest'ultima a provvedere entro un termine stabilito dal giudice e al pagamento delle spese di giudizio. Tale principio si fonda sulla disciplina generale del procedimento amministrativo, che impone alle pubbliche amministrazioni il dovere di concludere il procedimento mediante l'adozione di un provvedimento espresso, nonché sulla specifica previsione normativa contenuta nell'art. 32 della legge n. 47 del 1985, che regola il procedimento di rilascio del titolo abilitativo edilizio in sanatoria per opere eseguite su immobili sottoposti a vincolo, prevedendo il silenzio-assenso in caso di mancata pronuncia dell'amministrazione preposta alla tutela del vincolo entro il termine di 180 giorni. La sentenza, pertanto, afferma il principio secondo cui il privato può ottenere una pronuncia giurisdizionale che accerti l'obbligo dell'amministrazione di provvedere sull'istanza presentata, con conseguente condanna dell'amministrazione a pronunciarsi entro un termine perentorio e al pagamento delle spese di giudizio, qualora l'amministrazione rimanga inerte oltre i termini di conclusione del procedimento previsti dalla legge.