Il silenzio serbato dall'amministrazione sul ricorso gerarchico non configura un provvedimento tacito concludente il procedimento, ma abilita il privato a proporre ricorso giurisdizionale avverso l'atto originario impugnato, senza che possa essere richiesta l'adozione di un provvedimento espresso. Infatti, nel sistema introdotto dal d.P.R. n. 1199/1971, il silenzio mantenuto dall'autorità investita del ricorso gerarchico non costituisce inadempienza, ma mero fatto che legittima il privato a ricorrere al giudice amministrativo per impugnare l'atto già oggetto del ricorso gerarchico, senza che possa essere azionata l'azione di accertamento dell'obbligo di provvedere. Tale disciplina, fondata sulla logica propria dell'istituto del ricorso gerarchico, è alternativa e incompatibile con le diverse procedure relative al silenzio della pubblica amministrazione previste dalla legge n. 241/1990. Pertanto, il privato che abbia proposto ricorso gerarchico non può chiedere l'adozione di un provvedimento espresso, ma può solo impugnare l'atto originario dinanzi al giudice amministrativo, una volta decorso il termine di 90 giorni entro il quale l'amministrazione avrebbe dovuto pronunciarsi.