Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 11823 del 10 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:11823PEN

Massima

Massima ufficiale
I delitti di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza e minaccia alle persone e quello di estorsione si distinguono non già in relazione all'esistenza o meno di una legittima pretesa creditoria, bensì con riferimento alle modalità oggettive della richiesta, risultando integrato il delitto di estorsione anche quanto le condotte minacciose si manifestino in forme tali da trasformare una legittima richiesta di restituzione in un ingiusto profitto. (Fattispecie in cui la Corte ha confermato la qualificazione della condotta quale esercizio arbitrario delle proprie ragioni, rilevando che le minacce non avevano raggiunto la soglia di gravità necessaria per coartare la volontà del soggetto passivo).

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizi - rel. Consigliere

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. RICCIARELLI Massimo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI L'AQUILA;
nei confronti di:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS) a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS) a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 03/11/2016 del TRIB. LIBERTA' di L'AQUILA;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dott. GIANESINI MAURIZIO;
sentite le conclusioni del P.G. Dott.ssa DE MASELLIS MARIELLA, che ha chiesto il rigetto del ricorso;
Udito l'Avv.to (OMISSIS) che si associa.
RITENUTO IN FAT…

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