Cassazione penale Sez. V sentenza n. 11917 del 21 marzo 2016

ECLI:IT:CASS:2016:11917PEN

Massima

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Il delitto di violenza privata, anche nella forma tentata, si configura quando l'agente, con violenza o minaccia, costringe taluno a fare, tollerare od omettere qualcosa, essendo sufficiente la coscienza e volontà di limitare la libertà di autodeterminazione della persona offesa, senza che sia necessario il concorso di un fine particolare. Integrano gli estremi del reato sia la minaccia, ancorché non esplicita, sia qualsiasi comportamento o atteggiamento idoneo a incutere timore e a suscitare la preoccupazione di un danno ingiusto, ovvero a limitare materialmente la libertà di movimento della vittima, al fine di indurla a un determinato comportamento. Il tentativo si realizza quando l'agente pone in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere la persona offesa, senza che tale costrizione si sia tuttavia perfezionata per cause indipendenti dalla sua volontà.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - rel. Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 3376/2013 CORTE APPELLO di PALERMO, del 13/02/2015;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 19/01/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SABEONE GERARDO;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. FIMIANI Pasquale, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di Appello di Palermo con sentenza del 13 febbraio 2015, ha confermato la sentenza del Tribunale …

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