Il Comune ha l'obbligo di concludere il procedimento di autorizzazione paesaggistica con un provvedimento espresso, anche quando l'istanza di permesso di costruire sottostante sia stata previamente rigettata per incompatibilità urbanistica, non potendo far venir meno l'utilità del procedimento paesaggistico sulla base di tale pregressa valutazione. Il mancato rispetto del termine di 40 giorni previsto dall'art. 146, comma 7, del D.Lgs. 42/2004 per l'invio della documentazione alla Soprintendenza integra un'inerzia illegittima, che legittima il ricorso giurisdizionale per l'accertamento dell'obbligo dell'Amministrazione di provvedere. Tuttavia, l'improcedibilità del ricorso sopravviene quando, nelle more del giudizio, l'Amministrazione adotti un provvedimento espresso di archiviazione del procedimento paesaggistico, in ragione del precedente rigetto dell'istanza di permesso di costruire, non essendo più ravvisabile un interesse concreto ed attuale alla pronuncia giurisdizionale. In tale ipotesi, le spese di giudizio devono essere poste a carico dell'Amministrazione resistente, in applicazione del criterio della soccombenza virtuale, in considerazione del ritardo con cui è stata adottata la determinazione finale.