Il mutamento di destinazione d'uso di un immobile da categoria funzionale "terziario direzionale" a categoria "residenziale", ancorché non accompagnato dall'esecuzione di opere edilizie, costituisce un cambio di destinazione d'uso giuridicamente rilevante ai sensi dell'art. 23-ter del d.P.R. n. 380/2001, in quanto determina un passaggio a una tipologia costruttiva più gravosa in termini di carico urbanistico. Pertanto, tale mutamento comporta l'obbligo di corrispondere il contributo di costruzione di cui all'art. 16 del d.P.R. n. 380/2001, nella misura differenziale rispetto a quanto già versato per la precedente destinazione d'uso, in quanto l'incremento del carico urbanistico determina la necessità di nuove spese per la predisposizione di ulteriori servizi e infrastrutture. Tuttavia, nella quantificazione degli oneri dovuti, l'amministrazione comunale deve tenere conto delle aree già vincolate a standard all'atto della realizzazione del fabbricato originario, non potendo rilevare a tal fine che tali aree non erano state cedute al Comune, essendo state solo messe a disposizione per finalità pubblicistiche. Pertanto, è illegittimo che il Comune non abbia considerato le aree già vincolate a standard all'atto della realizzazione del fabbricato originario, richiedendo l'integrale dotazione di standard a servizio della nuova destinazione residenziale.