La Regione, nell'approvare il calendario venatorio regionale, è tenuta a motivare adeguatamente le ragioni per le quali si discosta dal parere tecnico-scientifico espresso dall'organo consultivo competente (ISPRA) in ordine alla durata della preapertura della caccia a determinate specie faunistiche, in particolare quando tale parere raccomandi una limitazione del periodo venatorio al fine di tutelare le popolazioni in declino. Inoltre, in assenza di una preventiva valutazione di incidenza ambientale sui siti di interesse comunitario (SIC) e sulle zone di protezione speciale (ZPS), il calendario venatorio che autorizza l'esercizio venatorio in tali aree protette risulta illegittimo, in quanto viola la normativa comunitaria sulla conservazione degli habitat naturali e della flora e fauna selvatiche. La mancata effettuazione della valutazione di incidenza a monte, in sede di pianificazione faunistico-venatoria, non può essere sanata dai singoli calendari venatori, i quali, in tale ipotesi, diventano meri strumenti di elusione della tutela ambientale imposta dalla direttiva "habitat" 92/43/CEE. Pertanto, l'amministrazione regionale, nell'esercizio della propria discrezionalità in materia di attività venatoria, è tenuta a conformarsi ai pareri tecnici obbligatori e a garantire il rispetto della normativa comunitaria sulla tutela degli habitat e delle specie protette, motivando adeguatamente le proprie scelte in caso di dissenso rispetto alle indicazioni degli organi consultivi e procedendo alla valutazione di incidenza ambientale prima di autorizzare l'esercizio venatorio in aree sottoposte a vincoli di tutela.