Il rapporto tra medico convenzionato e amministrazione sanitaria è di natura privatistica, non configurandosi poteri autoritativi idonei a degradare i diritti soggettivi nascenti dal contratto di lavoro autonomo, continuativo e coordinato. La disciplina dell'accordo nazionale per la regolamentazione dei rapporti con i medici della medicina ambulatoriale, reso esecutivo con il D.P.R. 28 settembre 1990 n. 316, privilegia la permanenza in servizio, alla data di entrata in vigore del D.Lvo n. 517/1993, dei medici della medicina specialistica già incaricati, riconoscendo loro un diritto soggettivo al mantenimento del rapporto con l'amministrazione sanitaria, non degradabile dai provvedimenti adottati in materia dalla pubblica amministrazione. Pertanto, l'azione in giudizio con cui il medico incaricato, già iscritto nella relativa graduatoria, contesti i provvedimenti ritenuti lesivi del suo diritto a mantenere lo status di medico specialista ambulatoriale e chieda l'accertamento della permanenza in servizio mediante trasformazione dell'incarico in rapporto di lavoro a tempo indeterminato, rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, non essendo configurabili poteri autoritativi idonei a degradare i diritti soggettivi nascenti dal contratto di lavoro autonomo, continuativo e coordinato. Tale orientamento giurisprudenziale è consolidato e trova applicazione anche dopo l'entrata in vigore delle disposizioni normative di cui agli artt. 33 del D.Lgs. 31 marzo 1998 n. 80, 7 della L. 21 luglio 2000 n. 205 e 133 del D.Lvo n. 104/2010 (Cod. proc. amm.), la cui clausola di giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo non comprende le controversie inerenti al rapporto di prestazione d'opera professionale, sia pure con i connotati della collaborazione continuativa e coordinata, di cui all'art. 409 n. 3 del c.p.c.