Cassazione penale Sez. II sentenza n. 7867 del 21 febbraio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:7867PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il delitto di illecita concorrenza con minaccia o violenza di cui all'art. 513-bis c.p. punisce tutti i comportamenti, sia "attivi" che "impeditivi" dell'altrui concorrenza, posti in essere da un imprenditore con violenza o minaccia, che sono idonei a falsare il mercato e a consentirgli di acquisire, in danno dell'imprenditore minacciato, illegittime posizioni di vantaggio sul libero mercato, senza alcun merito derivante dalla propria capacità operativa. La fattispecie di cui all'art. 513-bis c.p. tutela l'ordine economico e il normale svolgimento delle attività produttive, mentre il reato di estorsione mira prevalentemente a salvaguardare il patrimonio dei singoli. Pertanto, i due reati concorrono e non si assorbono a vicenda. La minaccia, elemento costitutivo del reato di estorsione, può essere manifestata anche in modo indiretto, implicito e indeterminato, purché sia idonea a incutere timore e a coartare la volontà del soggetto passivo, in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell'agente, alle condizioni soggettive della vittima e alle condizioni ambientali in cui opera. L'aggravante del metodo mafioso, prevista dall'art. 416-bis.1 c.p., è configurabile anche in assenza di una compagine mafiosa o camorristica di riferimento, quando la condotta minacciosa richiama alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo quello comunemente ritenuto proprio di chi appartenga ad un sodalizio mafioso, esercitando su di lui una particolare coartazione psicologica. Il sindacato della Cassazione sulle ordinanze del riesame relative a provvedimenti reali è circoscritto alla sola violazione di legge, riscontrabile quando la motivazione sia del tutto assente o meramente apparente, sprovvista dei requisiti minimi per rendere comprensibile la vicenda contestata e l'iter logico seguito dal giudice. Infine, non possono essere dedotte per la prima volta in sede di ricorso per cassazione questioni sulle quali il giudice di appello abbia correttamente omesso di pronunciare perché non devolute alla sua cognizione, ad eccezione di quelle rilevabili d'ufficio in ogni stato e grado del giudizio e di quelle che non sarebbe stato possibile proporre in precedenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VERGA G. - Presidente

Dott. MESSINI D'AGOSTINI - rel. Consigliere

Dott. COSCIONI G. - Consigliere

Dott. PERROTTI Massi - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandr - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 13/07/2018 del TRIBUNALE DI REGGIO CALABRIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Piero MESSINI D'AGOSTINI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. MOLINO Pietro, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore avv. (OMISSIS), che ha concluso per l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATT…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.