Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso la procedura di gara indetta dall'Azienda Consortile Ecologica Monregalese (ACEM) per l'affidamento del servizio di recupero dei rifiuti organici, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. La stazione appaltante può legittimamente prevedere, nella lex specialis di gara, la condizione che i concorrenti dispongano di un impianto di recupero dei rifiuti organici entro un raggio di 60 km dalla sede legale della stazione appaltante, ovvero, in alternativa, la disponibilità di un luogo o impianto autorizzato ed attrezzato per il trasferimento/stoccaggio temporaneo dei rifiuti, ubicato entro la medesima distanza. Tali prescrizioni non hanno carattere escludente né determinano una restrizione illegittima della concorrenza, in quanto rispondono alle specifiche esigenze organizzative e gestionali della stazione appaltante, che può legittimamente modellare la procedura di gara in funzione del proprio fabbisogno. 2. La stazione appaltante non è tenuta a motivare in modo analitico le ragioni che l'hanno indotta ad adottare le clausole della lex specialis, in quanto la definizione dei requisiti di partecipazione e delle condizioni di esecuzione del contratto rientra nella sua discrezionalità amministrativa, senza che il giudice possa sostituire la propria valutazione a quella dell'amministrazione, salvo che non emergano profili di manifesta irragionevolezza. 3. Il principio di prossimità degli impianti di recupero, previsto dall'art. 181, comma 5, del D.Lgs. n. 152/2006, non impone necessariamente la localizzazione degli impianti entro ristretti limiti territoriali, ma consente di privilegiare tale criterio secondo canoni di ragionevolezza, al fine di conseguire il migliore risultato ambientale possibile. Pertanto, la previsione di un raggio di 60 km per l'ubicazione degli impianti o dei luoghi di trasferimento/stoccaggio temporaneo non si pone in contrasto con tale principio. In conclusione, il Tribunale ha ritenuto che la lex specialis di gara non sia affetta da vizi di legittimità, in quanto le prescrizioni contestate dalla ricorrente rientrano nell'ambito della discrezionalità amministrativa e risultano proporzionate e ragionevoli rispetto alle esigenze organizzative e gestionali della stazione appaltante.