Il provvedimento di revoca delle misure di accoglienza nei confronti di uno straniero, adottato ai sensi dell'art. 23, comma 1, lett. e), del d.lgs. n. 142/2015, deve essere preceduto dalla comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell'art. 7 della l. n. 241/1990, al fine di consentire allo straniero di partecipare al procedimento e di rappresentare le proprie ragioni, in ossequio al principio del contraddittorio e del giusto procedimento. La mancata comunicazione dell'avvio del procedimento, in assenza di comprovate ragioni di urgenza, determina l'illegittimità del provvedimento di revoca, in quanto viola il diritto di difesa dello straniero e il principio di proporzionalità sancito dall'art. 20, comma 5, della direttiva 2013/33/UE. Inoltre, l'amministrazione deve fornire adeguata motivazione in ordine alla sussistenza dei presupposti per l'adozione del provvedimento sanzionatorio, in particolare con riferimento alla condotta contestata allo straniero e alla sua gravità, non potendo tale valutazione essere rimessa a meri elementi di fatto non sufficientemente chiariti e documentati. Il mancato assolvimento di tali incombenti istruttori e motivazionali determina l'illegittimità del provvedimento di revoca delle misure di accoglienza per carenza di motivazione e violazione del principio del giusto procedimento.