Il falso ideologico commesso dal privato mediante dichiarazioni mendaci non integra il tentativo di falso del pubblico ufficiale, ai sensi degli artt. 48, 56 e 479 c.p., se quest'ultimo non si è determinato, in conseguenza delle false dichiarazioni, a porre in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco all'emissione del provvedimento ideologicamente falso. Perché sussista il tentativo di falso del pubblico ufficiale, è necessario che le false dichiarazioni del privato abbiano indotto il pubblico ufficiale a compiere atti preparatori o preliminari finalizzati all'emissione del provvedimento falso, non essendo sufficiente il mero inganno del privato. Inoltre, la mera presentazione di una domanda di condono edilizio contenente false attestazioni circa l'ultimazione dei lavori entro il termine previsto dalla legge non integra il reato di falso ideologico in atto pubblico, ai sensi dell'art. 483 c.p., qualora le dichiarazioni non siano rese dinanzi a un pubblico ufficiale, ma soltanto consegnate a un libero professionista convenzionato con l'ente pubblico, in assenza di autenticazione delle sottoscrizioni. Infine, in presenza di una causa di estinzione del reato, come la prescrizione, la Corte di Cassazione non può procedere a un riesame dei fatti ai fini di un eventuale annullamento con rinvio della decisione per vizi attinenti alla motivazione, essendo precluso un esame nel merito finalizzato a un'eventuale pronuncia di proscioglimento.