Il reato di diffusione di materiale pedopornografico di cui all'art. 600-ter, comma 3, c.p. non sussiste nel caso di semplice utilizzo di programmi di file sharing che comportino l'acquisizione e la condivisione con altri utenti di file contenenti materiale pedopornografico, in assenza di ulteriori elementi indicativi della volontà dell'agente di divulgare tale materiale. Tuttavia, la volontarietà e la consapevolezza della condotta di diffusione possono essere desumere dalla suddivisione del materiale pedopornografico acquisito in due distinte cartelle del computer, di cui una destinata alla condivisione in rete, nonché dalla conoscenza dimostrata dall'imputato circa il funzionamento del programma di file sharing utilizzato, che prevede la distinzione tra attività di download (acquisizione) e upload (condivisione). In tali casi, la valutazione della sussistenza del dolo di diffusione deve essere effettuata sulla base di una pluralità di elementi univoci, applicando regole di logica e massime di comune esperienza.