Il rilascio di una concessione edilizia in contrasto con la destinazione d'uso prevista dagli strumenti urbanistici vigenti legittima l'esercizio del potere di autotutela da parte dell'amministrazione comunale, anche a distanza di tempo, purché sussistano i presupposti di illegittimità originaria del provvedimento, interesse pubblico concreto e attuale alla sua rimozione, assenza di posizioni consolidate in capo ai destinatari e adeguata motivazione. L'eventuale decorso di un periodo di tempo, anche significativo, tra il rilascio della concessione e l'avvio del procedimento di annullamento non osta all'esercizio del potere di autotutela, non essendo configurabile un affidamento tutelabile del privato, specie ove non siano state intraprese opere edilizie rilevanti. La destinazione d'uso di un'area prevista dagli strumenti urbanistici costituisce un vincolo inderogabile, non suscettibile di essere superato in via di fatto o per effetto di precedenti illegittimi utilizzi, dovendo l'amministrazione perseguire l'attuazione della pianificazione urbanistica nel rispetto delle prescrizioni normative. L'omessa pronuncia su singole censure proposte con il ricorso di primo grado non integra un vizio di omessa pronuncia ai sensi dell'art. 112 c.p.c. quando la decisione impugnata risulti comunque fondata su ragioni assorbenti rispetto alle doglianze dedotte.