Cassazione penale Sez. V sentenza n. 27365 del 13 luglio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:27365PEN

Massima

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Il reato di violenza privata si configura quando l'agente, con violenza, costringe la persona offesa ad abbandonare la propria postazione e a spostarsi dal punto in cui si trova, indipendentemente dal fatto che l'evento ulteriore perseguito, come l'annotazione del numero di targa, sia stato realizzato o meno. La valutazione della credibilità intrinseca delle dichiarazioni accusatorie della persona offesa e di eventuali testimoni, pur essendo necessaria, non comporta l'inutilizzabilità delle stesse qualora non sia stata riscontrata una violazione di un divieto espressamente previsto dalla legge. La Corte di legittimità non può intervenire direttamente sulla valutazione di circostanze di fatto, come la menomazione fisica dell'imputato, che attengono alla discrezionalità del giudice di merito nell'applicazione della pena.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - rel. Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) GI. RI. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 207/2008 CORTE APPELLO di FIRENZE, del 17/12/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 26/04/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIA VESSICHELLI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Baglione Tindari, che ha concluso per inammissibilita'.

udito il difensore avv. Tribulato.

FATTO E DIR…

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