Cassazione penale Sez. II sentenza n. 46331 del 3 novembre 2016

ECLI:IT:CASS:2016:46331PEN

Massima

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Il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso si configura quando l'agente, mediante minacce di gravi conseguenze, costringe la vittima a rinunciare a diritti o vantaggi economici, anche in assenza di un diritto azionabile da parte dell'agente. L'elemento essenziale è l'ingiusto profitto ottenuto dall'agente con altrui danno, indipendentemente dalla pendenza di trattative o dalla legittimità di verificare la titolarità di obblighi e spese. L'evocazione dell'appartenenza a un'organizzazione criminale di tipo mafioso integra l'aggravante del metodo mafioso, a prescindere dall'effettiva idoneità della minaccia a coartare la volontà della vittima, essendo sufficiente che la condotta abbia determinato la rinuncia a diritti o vantaggi economici. La motivazione sulla commisurazione della pena, anche in relazione all'istituto della continuazione, può essere sintetica quando le circostanze di fatto e di diritto siano state adeguatamente illustrate in relazione alla pena base.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GALLO Domenico - Presidente

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - Consigliere

Dott. SGADARI Giuseppe - Consigliere

Dott. TUTINELLI Vincenzo - est. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS) il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10 luglio 2015 della Corte di Appello di Napoli;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione della causa fatta dal Consigliere Dott. TUTINELLI Vincenzo;
udito il Pubblico Ministero, nella persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. VIOLA Alfredo che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
udito il difensore, Avv. (OMISSIS), in sostituzione dell'A…

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