Cassazione penale Sez. I sentenza n. 25123 del 22 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:25123PEN

Massima

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Il sequestro preventivo di beni ai sensi del D.L. n. 306/1992, art. 12-sexies, convertito con modificazioni nella L. n. 356/1992, è legittimo quando sussistono gravi indizi di appartenenza dei beni a soggetti indagati per reati di criminalità organizzata, in assenza di una adeguata giustificazione della loro provenienza lecita. Il giudice può desumere la sproporzione tra il valore dei beni e i redditi o le attività economiche dichiarate dagli indagati, anche sulla base di elementi indiziari come le intercettazioni telefoniche, senza che sia necessaria una prova diretta del nesso tra i beni e l'attività delittuosa. L'onere di provare la legittima provenienza dei beni grava sugli indagati, non essendo sufficiente il riferimento generico a dilazioni di pagamento o a redditi complessivamente considerati, in assenza di idonea documentazione probatoria. Il sindacato di legittimità sulla motivazione del provvedimento di sequestro è limitato alla verifica della sua coerenza logica e completezza, senza possibilità di riesame del merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - rel. Consigliere

Dott. MAZZEI Antonella - Consigliere

Dott. LA POSTA Lucia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) GL. DO. N. IL (OMESSO);

2) MO. DO. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 14/2010 TRIB. LIBERTA' di REGGIO CALABRIA, del 04/02/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. RAFFAELE CAPOZZI;

lette/sentite le conclusioni del P.G. Dott. VOLPE Giuseppe, che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ordinanza del 4 febbraio 2010, il Tribunale del riesame di Reggio Calabria, adito ai sensi dell'articol…

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