Il trasferimento di beni aziendali a parziale adempimento di un corrispettivo dovuto per la cessione di quote societarie non costituisce una compravendita autonoma, ma integra una modalità di esecuzione della più ampia operazione di cessione delle partecipazioni. Pertanto, la prova dell'esistenza di tale compravendita non può fondarsi sulla sola fattura emessa dalla società, essendo necessario che il creditore opposto dimostri l'esistenza di un autonomo contratto di vendita, in applicazione dei principi sull'onere della prova in sede di opposizione a decreto ingiuntivo. Ove risulti provato che il trasferimento dei beni aziendali era finalizzato al parziale pagamento del corrispettivo della cessione di quote, la società non può agire direttamente nei confronti dei soci cessionari per il recupero del credito relativo a tale trasferimento, in assenza di un titolo negoziale che giustifichi tale pretesa. La produzione in appello di una scrittura privata, che chiarisca gli effettivi accordi sottesi all'operazione di cessione delle quote, è ammissibile ai sensi dell'art. 345, comma 3, c.p.c., qualora risulti indispensabile per la decisione della causa e la mancata produzione in primo grado sia stata incolpevole. La prova testimoniale è ammissibile anche in tema di negozio simulato, ove ricorrano le circostanze descritte dall'art. 2724 c.c. La scrittura privata priva di data certa anteriore all'apertura della procedura concorsuale non è opponibile al fallimento ai sensi dell'art. 2704 c.c.