Il reato di truffa aggravata ai danni dell'INPS si configura quando l'imputato, consapevole della fittizietà dei rapporti di lavoro in agricoltura dichiarati, abbia effettivamente riscosso le indebite prestazioni previdenziali e assistenziali erogate dall'ente, senza che rilevi l'eventuale mancato incasso materiale dell'assegno, essendo sufficiente l'avvenuta percezione del beneficio economico. La motivazione della sentenza di condanna, che richiama gli accertamenti della polizia giudiziaria e l'acquisizione di documenti probatori, deve ritenersi congruamente giustificata e immune da vizi logici o giuridici, non potendosi sindacare nel giudizio di legittimità le valutazioni di merito operate dal giudice di appello, salvo macroscopiche evidenze di illogicità. Pertanto, il ricorso per cassazione che si limiti a generiche contestazioni in fatto, senza indicare la correlazione tra le ragioni argomentate dalla decisione impugnata e quelle dell'atto di impugnazione, è inammissibile per violazione dell'art. 606 c.p.p., comma 1, e dell'art. 591, lett. c), in relazione all'art. 581 c.p.p., lett. c).