Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 22010 del 22 luglio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:22010PEN

Massima

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Il giudizio di attualità della pericolosità sociale di un soggetto indiziato di appartenenza ad associazione mafiosa, ai fini dell'applicazione di una misura di prevenzione personale, non può fondarsi esclusivamente sulla presunzione di stabilità del vincolo associativo, ma richiede l'esame di specifici elementi di fatto che ne sostengano la connessione con la fase di applicazione della misura, valorizzando anche eventuali mutamenti intervenuti nel periodo intercorrente tra i fatti posti a base degli indizi e la proposta applicativa, come il decorso di un rilevante lasso temporale o periodi di detenzione subiti dal proposto, idonei a incidere sulla valutazione di persistenza del legame con l'associazione criminale. La mera ricostruzione della storicità dell'appartenenza del soggetto alla consorteria mafiosa e del ruolo dallo stesso rivestito in passato, in assenza di una concreta attualizzazione degli elementi di pericolosità, non consente di ritenere adeguatamente motivato il giudizio di attualità della pericolosità sociale qualificata, essenziale ai fini dell'applicazione della misura di prevenzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE AMICIS Gaetano - Presidente

Dott. GIORGI Maria S. - rel. Consigliere

Dott. AMOROSO Riccardo - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Consigliere

Dott. VIGNA Maria Sabina - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso il decreto del 28/11/2019 della Corte d'appello di Reggio Calabria;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Maria Silvia Giorgi;
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Tassone Kate, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte d'appello di Reggio Calabria co…

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