Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1931 del 21 gennaio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:1931PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: In tema di tutela penale dell'onore, al fine di accertare se l'espressione utilizzata sia idonea a ledere il bene protetto dalla fattispecie incriminatrice di cui all'articolo 594 c.p., occorre fare riferimento a un criterio di media convenzionale in rapporto alle personalità dell'offeso e dell'offensore, nonché al contesto nel quale la detta espressione sia stata pronunciata ed alla coscienza sociale. Pertanto, la valutazione della sussistenza dell'elemento soggettivo del reato di diffamazione deve tenere conto di tali parametri, oltre che dell'eventuale buona fede dell'agente nel ritenere veritiche le affermazioni lesive della reputazione altrui. Inoltre, la presenza della persona offesa al momento della formulazione delle espressioni diffamatorie può rilevare ai fini dell'applicazione della causa di non punibilità di cui all'art. 599, comma 2, c.p., qualora tale comportamento abbia determinato uno stato di ira giustificabile dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GRASSI Aldo - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) CA. AN. MA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 19/2007 GIUDICE DI PACE di TIRIOLO, del 25/11/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/12/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIA VESSICHELLI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Vito Monetti che ha concluso per l'inammissibilita'.

FATTO E DIRITTO

Propone ricorso per cassazione …

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