La delimitazione di una zona di interesse archeologico ai sensi dell'art. 142, comma 1, lett. m) del Codice dei Beni Culturali, effettuata nell'ambito del procedimento di elaborazione del Piano Paesaggistico Regionale, costituisce un atto meramente preparatorio e privo di immediata efficacia lesiva, non producendo automaticamente l'obbligo di sottoporre i progetti ricadenti nell'area alla procedura di autorizzazione paesaggistica. Pertanto, l'impugnazione di tale atto di delimitazione è inammissibile per difetto di interesse, in quanto non determina alcun pregiudizio immediato e diretto per il soggetto ricorrente. La definizione delle zone di interesse archeologico nell'ambito del Piano Paesaggistico Regionale rappresenta una fase intermedia del complesso procedimento di pianificazione paesaggistica, che acquisterà efficacia solo al termine dell'intero iter di adozione del piano. Fino a tale momento, la delimitazione delle aree non produce effetti preclusivi o limitativi nei confronti dei progetti ricadenti al loro interno, non determinando l'automatica applicazione del regime autorizzatorio previsto per i beni paesaggistici. Pertanto, l'impugnazione di tali atti preparatori, in assenza di un pregiudizio concreto e attuale, risulta inammissibile per difetto di interesse.