Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6746 del 11 febbraio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:6746PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così espresso: La sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per l'applicazione di una misura cautelare in fase di indagini preliminari non richiede la prova piena della responsabilità dell'indagato, essendo sufficiente la qualificata probabilità di attribuzione del reato, desumibile da elementi specifici come intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori e testimoni. Inoltre, l'aggravante del metodo mafioso ex art. 7 d.l. n. 152/1991 è configurabile anche quando l'indagato non abbia personalmente posto in essere atti intimidatori, purché sia consapevole dell'utilizzo del "metodo mafioso" da parte dei concorrenti nel reato, in ragione della forza intimidatrice promanante dalla caratura criminale di soggetti noti al contesto locale. Il giudice non ha l'obbligo di confutare specificamente ogni affermazione difensiva, essendo sufficiente una motivazione complessivamente idonea a rendere conto delle ragioni della decisione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TERESI Alfredo - Presidente

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Anton - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 3506/2012 TRIB. LIBERTA' di NAPOLI, del 17/05/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

Udito il Procuratore generale della repubblica presso la Corte di Cassazione, dott. ((omissis)), che ha chiesto il rigetto del ricorso;

Udito, per il ricorrente, l'avv. (OMISSIS), che ha chiesto l'annullamento dell'ordinanza impugnata.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ord…

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