Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 1554 del 7 luglio 1992

ECLI:IT:CASS:1992:1554PEN

Massima

Massima ufficiale
Nel caso in cui la sentenza di condanna pronunciata nei confronti di persona sottoposta a custodia cautelare divenga inoppugnabile, il "vinculum libertatis" già imposto al condannato conserva efficacia, rimanendo funzionalmente predisposto alla formale instaurazione della fase esecutiva ad iniziativa del P.M.. Infatti la suddetta sentenza, da un lato, non rientra tra quelle che a norma dell'art. 300 cod. proc. pen. comportano la cessazione immediata delle misure cautelari e, dall'altro, sottrae la misura cautelare ai termini di durata massima di cui all'art. 303 stesso codice. (Fattispecie in cui un G.I.P. aveva respinto l'istanza di liberazione di persona condannata con sentenza definitiva per il reato per il quale si trovava sottoposta a custodia cautelare, sul rilievo che il rapporto di esecuzione si era validamente costituito in forza della predetta sentenza anche se non era ancora intervenuto l'ordine di esecuzione ex art. 656 cod. proc. pen., avendo anzi il P.M. deciso di sospenderne l'emissione in attesa delle determinazioni del tribunale di sorveglianza sull'istanza di affidamento in prova avanzata dal condannato; la cassazione ha osservato che sebbene l'esecuzione si instauri con l'ordine di cui al summenzionato art. 656, di spettanza del pubblico ministero, ancorché il condannato sia già detenuto, tuttavia dalla ritardata emissione dell'ordine di esecuzione non discende come conseguenza automatica il diritto del condannato ad essere liberato, ed ha enunciato il principio di cui in massima).

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