L'aggravante del metodo mafioso di cui all'art. 7 del d.l. n. 152 del 1991, convertito in l. n. 203 del 1991, può essere integrata anche in assenza di un'esplicita menzione, da parte dell'agente, di specifiche organizzazioni criminali o di singoli esponenti mafiosi, essendo sufficiente che dalla condotta emergano modalità tipiche dell'agire mafioso, come l'utilizzo di minacce e intimidazioni volte a sfruttare il vincolo di assoggettamento e di omertà proprio delle associazioni di stampo mafioso, a prescindere dall'effettiva appartenenza dell'agente a tali organizzazioni. Pertanto, il giudice è tenuto a valutare complessivamente gli elementi della condotta, anche impliciti o indiretti, che rivelino l'impiego del metodo mafioso, senza limitarsi alla verifica della mera menzione esplicita di referenti mafiosi. L'aggravante in questione ricorre anche quando la condotta sia stata posta in essere da un solo soggetto, purché il destinatario percepisca che la minaccia e l'intimidazione provengono da una pluralità di persone, in quanto tale circostanza esercita di per sé un maggiore effetto intimidatorio.