Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il bene giuridico protetto dalla disciplina sanzionatoria dei magistrati è l'immagine e il prestigio della magistratura, la cui lesione rileva ai fini dell'illecito disciplinare indipendentemente dalla percezione soggettiva della persona offesa e dalla intenzionalità della condotta, essendo sufficiente l'accertamento della idoneità oggettiva delle espressioni utilizzate a compromettere l'immagine del magistrato, anche in considerazione del contesto in cui le stesse sono state diffuse e della posizione rivestita dal magistrato incolpato. La valutazione della gravità della condotta ai fini dell'applicazione dell'esimente della "scarsa rilevanza" del fatto deve pertanto prescindere dalla mancata percezione dell'offesa da parte della persona offesa e dall'elemento soggettivo dell'incolpato, essendo sufficiente l'accertamento della idoneità oggettiva delle espressioni utilizzate a ledere l'immagine e il prestigio della magistratura.