Consiglio di Stato sentenza n. 2156 del 2020

ECLI:IT:CDS:2020:2156SENT

Massima

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Il mutamento di destinazione d'uso di un manufatto edilizio realizzato in zona sottoposta a vincolo paesaggistico successivamente all'imposizione del vincolo stesso, che comporti la creazione di nuovi volumi, non è sanabile ai sensi dell'art. 3, comma 3, della L.R. Veneto n. 21/2004, a prescindere dalla conformità dell'intervento alle previsioni urbanistiche di zona. Infatti, tale norma, integrando le previsioni dell'art. 32, commi 26 e 27, della L. n. 326/2003, consente il mutamento di destinazione d'uso, con o senza opere, dei manufatti realizzati in area assoggettata a vincolo paesaggistico successivamente all'imposizione del vincolo stesso, purché non comporti variazioni dei volumi. Pertanto, il diniego di condono edilizio è legittimo qualora l'intervento abbia determinato un aumento di volume rispetto alla precedente configurazione del manufatto, anche se questo era originariamente aperto su tre lati e quindi privo di rilevanza volumetrica. Ciò in quanto il mutamento di destinazione d'uso, da agricolo a residenziale, comporta comunque una modifica della consistenza edilizia del manufatto, non sanabile ai sensi della citata normativa regionale. Inoltre, la perizia giurata di parte, quale atto extraprocessuale non formato in contraddittorio, non è idonea a sovvertire la realtà accertata dall'amministrazione all'epoca del rilascio del titolo edilizio, così come il mero utilizzo del termine "capannone" nel provvedimento concessorio non implica necessariamente la sussistenza di un immobile costituente volume urbanisticamente rilevante.

Sentenza completa

Pubblicato il 27/03/2020

N. 02156/2020REG.PROV.COLL.

N. 04291/2009 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Seconda)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 4291 del 2009, proposto dalla signora ((omissis)), rappresentata e difesa dagli avvocati ((omissis)) e ((omissis)), con domicilio eletto presso lo studio di quest’ultimo in Roma, via Dardanelli, n. 13;

contro

il Comune di Verona, in persona del Sindaco
pro tempore
, rappresentato e difeso dagli avvocati ((omissis)) e ((omissis)), con domicilio eletto presso lo studio di quest’ultimo in Roma, viale Liegi, n. 32;

per la riforma della sentenza del Tribunale amministrativo regionale per il Veneto, sezione seconda, n. 869/2008, resa tra le parti.

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

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