Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare la controversia relativa a provvedimenti repressivi adottati dal Comune per riscontrati abusi edilizi e alle determinazioni comunali sulle istanze di sanatoria presentate dai ricorrenti, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. La presentazione dell'istanza di sanatoria non rende definitivamente inefficace la demolizione, ma solo temporaneamente quiescente, sussistendo comunque il potere-dovere dell'Amministrazione di esaminarla, sia per le istanze ex art. 36 che per quelle ex art. 37 del D.P.R. n. 380/2001. 2. Alle istanze ex art. 37 D.P.R. n. 380/2001 (opere in assenza o difformità dalla SCIA) non si applica il regime del silenzio rigetto di cui all'art. 36, co. 3, ma il regime del silenzio assenso, in ossequio alla disciplina generale sulla SCIA, ex art. 19 L. n. 241/90. 3. In caso di silenzio rigetto o silenzio inadempimento, l'ente conserva il potere di provvedere tardivamente, data l'immanenza e l'inesauribilità del potere pubblico. 4. Ai fini della motivazione dell'ordinanza demolitoria, è necessario indicare, oltre alla materiale descrizione dell'abuso, anche la qualificazione giuridica dello stesso, mediante il richiamo alla norma fondativa del potere repressivo. 5. L'invalidità derivata vizia irrimediabilmente gli atti successivi, quali il provvedimento espresso di rigetto della sanatoria ex art. 36 D.P.R. n. 380/2001 e l'accertamento dell'inottemperanza alle ordinanze demolitori, con contestuale irrogazione della sanzione pecuniaria.