La mancata conclusione di una convenzione finalizzata alla realizzazione di un'opera pubblica, a seguito dell'avvio di un procedimento amministrativo, non determina di per sé un danno risarcibile a carico dell'amministrazione, in assenza di una dimostrazione specifica ed analitica del nesso causale tra il comportamento della pubblica amministrazione e il pregiudizio lamentato dal privato. Infatti, quando l'attività amministrativa si svolge nel rispetto del principio di tipicità e senza profili di illegittimità, perseguendo finalità di interesse pubblico e generale, si giustifica una maggiore tolleranza da parte del privato inciso rispetto agli inconvenienti di tipo transitorio e temporaneo, non essendo sufficiente il mero ritardo o inerzia nell'adozione del provvedimento finale per configurare una responsabilità risarcitoria. Pertanto, il danno lamentato dal privato deve essere provato in modo specifico e analitico, non essendo sufficiente una mera prospettazione generica o un criterio meramente temporale ("post hoc propter hoc"), dovendosi altresì escludere la responsabilità della pubblica amministrazione per fatti estranei alla sua sfera di controllo e imputabili a cause di forza maggiore.